Studiare medicina a Brescia – l’esperienza di Matteo

Matteo è uno studente di medicina all’Università degli Studi di Brescia. Non ha sempre saputo di voler fare il medico, ma dopo un anno trascorso in Perù come volontario e un anno di infermieristica, ha capito la sua strada. Oggi racconta ad Unitrotter il suo percorso e come si trova all’Università di Brescia.

 

Perché hai deciso di studiare a Brescia?

Inizio con lo specificare che sono di Toscolano Maderno, paese distante 40 chilometri da Brescia. Già a partire dall’anno precedente l’inizio di medicina, quando ancora studiavo infermieristica, avevo preso in affitto un appartamento in città dove trascorrevo i giorni infrasettimanali, per poi ritornare a Toscolano il fine settimana. Al momento dell’iscrizione al test di medicina ho dunque selezionato Brescia come prima scelta perché mi permetteva di fare la vita del fuori sede pur rimanendo vicino a casa, oltre al fatto che la città è a misura d’uomo e la facoltà di medicina è di tutto rispetto all’interno del panorama italiano. Sarei sicuramente stato disposto a spostarmi pur di intraprendere gli studi di medicina, ma il destino ha voluto che Brescia continuasse ad essere la mia città ancora per qualche anno.

 

Sei soddisfatto di com’è andata?

Si molto, tornassi indietro rifarei tutte le scelte che mi hanno portato fino a qui.

 

Come hai scoperto la passione per la medicina?

La mia passione per la medicina nasce da lontano. Già durante gli anni delle superiori mi sono avvicinato al mondo della sanità iniziando come volontario 118. Dopo il diploma di maturità avevo l’idea di intraprendere una carriera in quel campo, ma non essendo sicuro ho deciso di vivere un’esperienza di volontariato in Perù per sei mesi. Qui sicuramente si è radicato ancor di più in me il desiderio di lavorare a fianco delle persone malate. Al rientro in Italia ho deciso di iscrivermi alla facoltà di infermieristica. Probabilmente il desiderio di studiare medicina si è sempre nascosto in un angolino della mia testa ma mi sembrava troppo per me, credevo di non essere all’altezza e poi sei anni di studio… figuriamoci!
Ho iniziato dunque a frequentare infermieristica e devo dire che mi piaceva, anche se piano piano ho iniziato a sentire che non era abbastanza. Tanti argomenti per ovvi motivi venivano solo accennati e non spiegati in modo esaustivo, così ho iniziato a sentire che forse dovevo rivolgermi altrove. Alla fine del primo anno mi sono convinto che almeno una volta nella vita dovevo provare il test di medicina. Mi sono dato un mese esatto di tempo per preparalo e mi sono detto: se va male, io ci ho provato e non avrò nessun rimpianto, se va bene penserò successivamente cosa fare… ed eccomi qui, al quinto anno di medicina!

 

Invece quando hai pensato “cosa me l’ha fatto fare”?

Ammetto che questa domanda mi rimbalza in testa ogni giorno nel periodo degli esami. Lo stress talvolta è davvero difficile da gestire e viene voglia di gettare la spugna e “mollare tutto”. Ma poi basta un esame andato per il verso giusto per trovare subito la risposta e capire che siamo immensamente fortunati ad avere la possibilità di studiare. Non si tratta di nient’altro che di fare un sacrificio adesso per poi poter esercitare la professione sognata per tutta la vita.

 

Cosa ci puoi dire del test d’ingresso?

Non posso negare che il test sia un bel cruccio per gli aspiranti studenti di medicina. D’altro canto è indispensabile prevedere un accesso programmato per un percorso che prevede, oltre alle lezioni frontali, numerose ore di tirocinio pratico presso strutture ospedaliere che hanno un limite di capacità. Inoltre anche le scuole di specializzazione, a cui ormai la quasi totalità dei neolaureati in medicina si iscrive, hanno un accesso programmato, con molti meno posti di quanti siano gli aspiranti specializzandi.

Per quanto riguarda la difficoltà, dico che con una preparazione seria il test è alla portata di tutti. Io l’ho svolto nel 2014 e si componeva di 60 domande così suddivise: 23 quesiti di logica, 4 di cultura generale, 15 di biologia, 10 di chimica e 8 di fisica e matematica. Ogni risposta corretta valeva 1.5 punti e per ogni risposta sbagliata venivano decurtati 0.4 punti. Per quanto riguarda le sedi, al momento dell’iscrizione si compila una lista in ordine di preferenza e in base al punteggio ottenuto si è inseriti nella prima sede libera in ordine di preferenza.
Il mio consiglio è quello di dotarsi di un manuale tipo “Alpha test” e dedicare almeno un mese pieno allo studio delle varie discipline, esercitandosi molto sui quesiti degli anni precedenti, in quanto la modalità di domande si ripete spesso negli anni. E’ fondamentale capirne il taglio, soprattutto per quanto riguarda la sezione di logica. Forse c’è anche una componente di fortuna, ma se si e si è veramente convinti si deve riprovare l’anno successivo: lì non si può sbagliare!

 

Ci sono tante opportunità di scambio?

L’università di Brescia offre numerose possibilità di scambio grazie a programmi come il progetto Erasmus. Tra le varie possibilità le città più ambite sono sicuramente Barcellona, Madrid, Siviglia, Parigi, Monaco, Marsiglia, Salisburgo, Innsbruck, Valencia.
Detto ciò, non sono molti gli studenti di medicina propensi a vivere un’esperienza all’estero durante gli anni di studio. Questo perché il percorso è particolarmente impegnativo e quindi non è semplice organizzare esami e tirocini all’estero senza perdere il passo dei colleghi italiani. In poche parole, verso agli ultimi tre anni il pensiero comune è quello di arrivare in fondo al percorso cercando di non rimanere indietro e vi assicuro che per riuscirci il ritmo da tenere è veramente serrato. Successivamente, durante la specializzazione, è molto frequente che agli studenti venga proposto un periodo di lavoro presso ospedali stranieri e qui nessuno si tira indietro.

 

Ci sono studenti stranieri?

Pochi, una pecca di Brescia è sicuramente quella di essere ancora una realtà “provinciale”. Ci sono pochi stranieri ma anche pochi studenti fuori sede, l’università ha una forte attrazione verso i ragazzi delle città limitrofe ma ancora poca verso il resto d’Italia e l’estero.

 

Quali sono gli aspetti positivi dell’università? Cosa ti ha fatto dire “meno male sono venuto a Brescia”?

Sicuramente il fatto che l’Università si appoggi all’Ospedale Civile di Brescia, grande vantaggio per quanto riguarda qualità della didattica e tirocini. Si tratta infatti di uno dei migliori ospedali d’Italia, come confermano le classifiche che ogni anno vengono pubblicate in base alla qualità di cura.
Altro aspetto positivo è la buona organizzazione che ho riscontrato in questi anni. In un percorso così lungo e snodato tra università e ospedale, un buon piano organizzativo fa la differenza ed evita tanto tempo sprecato.

Se dovessi ripensare ad un grande errore che hai fatto nella tua carriera universitaria, che consigli daresti? 

Forse l’unico errore che mi sento di sottolineare è stato quello di non avere provato subito il test di medicina e di essermi invece iscritto ad infermieristica. Sento di aver “perso” un anno, anche se sono convinto che questo strano percorso mi abbia aiutato a decidere in modo molto più consapevole la mia strada.
Agli aspiranti universitari consiglio di puntare sempre in alto, di osare e cogliere tutte le occasioni offerte, fare sacrifici e talvolta rinunciare al piacere per fare spazio al dovere. Se veramente si è spinti dalla passione, vedrete che più passano gli anni e più dovere e piacere tenderanno a fondersi e ogni sforzo sarà ripagato.

 

Un messaggio finale per i futuri studenti?

Studiare medicina è bellissimo quanto impegnativo. Può sembrare un percorso senza fine ma con costanza e tanta passione si arriva in fondo, gli anni scorrono veloci e le soddisfazioni arrivano e ancor di più arriveranno in futuro, ne sono sicuro. Ne vale la pena, fidatevi.